Un attimo per cogliere l’attimo


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Il primo manuale italiano per fotografare con un telefono cellulare.

Nell’ottobre 2004 ho realizzato il primo manuale al mondo per utilizzare il cellulare come macchina fotografica: Un attimo per cogliere l’attimo (sponsor Epson e Nokia); tradotto poi in lingua inglese per Nokia Europa: Tips for snaps (marzo 2005).

Il primo capitolo del libro:

COMINCIAMO

Una volta prima dovevate leggervi le istruzioni, poi iniziavate a esplorare la fotocamera.Spesso la noia o la convinzione di non capirci niente potevano prendervi senza avere ancora scattato una sola foto.

Con i telefonini provate a cambiare metodo: scattate.
Direttamente. Senza apprendere, o apprendendo dopo. Quasi sicuramente, se state leggendo queste righe avete un telefonino dotato di fotocamera e quasi sicuramente è vicino a voi. Bene, cominciate adesso. Niente riverenze feticiste, niente paure. La scuola ci ha abituati male. Cercate la funzione fotocamera, attivatela premendo l’apposito tasto, puntate il cellulare attorno a voi: questa pagina, la vostra mano, un particolare dell’ambiente che vi circonda… E clic.Avete fatto la prima foto con il cellulare.

Sicuramente sarà venuta e forse anche bene. Ricordate quando per essere certi della riuscita delle foto bisognava aspettare per qualche giorno le stampe fatte dal laboratorio?

Adesso scattatene un’altra e poi ancora un’altra.Non vi piacciono?Cancellate e cominciate di nuovo. Presto vi accorgerete che in pochi giorni avrete fatto più foto di quante ne avete mai scattate con i mezzi tradizionali.E vi accorgerete anche che saranno diverse da quelle fatte finora e che tratteranno argomenti diversi.

State cominciando a costruire la memoria della vostra vita. Quella vera, intima, non solo quella ufficiale fatta di eventi pubblici, come la cresima, il compleanno e la prima vacanza alle Maldive.

Cosa penserebbe di noi un uomo dell’anno 3000 se dovesse basare le sue conoscenze sulle foto ufficiali dei giornali e dei fotografi professionisti?Sarebbe sommerso da immagini di politici, di star televisive più o meno spogliate, di guerre e sofferenze del terzo mondo. Ma farebbe molta fatica a capire come sono le nostre case, come personalizziamo le nostre auto, come si veste la signora Pina, che non è poi la stessa cosa dell’alta moda sulle riviste patinate. E poi le nostre facce, le nostre smorfie.

Ecco, adesso non è più così.Una rivoluzione che ci aiuterà a condividere in modo più democratico la memoria è cominciata.

E visto che per farlo usiamo il linguaggio fotografico proviamo a confrontarci con quello, magari per impararlo, magari per demolirlo.

Proviamo anche a pensare che la tecnica conta poco o niente, che una foto sfocata può essere molto più espressiva di una perfettamente nitida e che gli automatismi ci hanno salvato la vita. A noi che quando facciamo fotografie non ci interessa essere considerati “fotografi”, o almeno non solo quello.

Comunque, in questo libro ci arrendiamo e ci occuperemo anche di tecnica. Ma solo un po’ e malvolentieri.

(Marcello Mencarini)