Scatti facili


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Nel settembre 2002 durante la 59A Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, ho scattato foto usando soltanto un telefonino dotato di fotocamera. È stata la prima volta che un fotografo ha scelto di coprire un evento internazionale rinuncianDo alle tradizionali macchine fotografiche.

Le immagini così realizzate venivano trasmesse in tempo reale al sito 190.it, agli utenti Omnitel/Vodafone che ne avevano fatto richiesta e pubblicato nel libro Scatti facili edito da Emage s.r.l. Nokia e Vodafone hanno sponsorizzato il progetto. Graphic design: Elvira Todaro.

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DIALOGO TRA UN FOTOREPORTER E UN AGENTE

Milano, 29 settembre 2002, l’esperienza veneziana ha suscitato questo scambio di opinioni tra due esperti del settore:

– L’avresti mai detto che un giorno ti avrei mandato le foto di venezia fatte con il cellulare?

– No. Ma non mi stupisce.–

– Come?

– Certo. La fotografia è cambiata.

– E allora le reflex, il grande formato, i flash, gli assistenti… E gli esposimetri!?

– Sì, ma quel che conta sono i fatti, le emozioni. E soprattutto le notizie. Non importa come le raccogli. Conta quello che trovi.

– Se è così, può farlo anche un dilettante.

– No. La differenza tra un dilettante e un professionista non la fanno i mezzi. Il professionista sa cosa cercare e quali sono le notizie; rispetta un’etica. Il fotografo professionista vive di fotografia. Il dilettante no.

– Consiglieresti oggi a un giovane di intraprendere la carriera di fotografo?

– Sì, ma bisogna capire che cosa si intende per fotografo. È limitativo pensare che il fotografo sia soltanto quello che produce storie che le agenzie vendono ai giornali che le pubblicano. La fotografia ha invaso altri spazi. In pochi anni, con il digitale, le foto non sono più oggetti. Non si parla più di pellicola, ma di peso del file. Le immagini non hanno più bisogno di pellicola e carta. La cornice oggi è lo schermo del computer. Il lentino è un software. Capirai, se le immagini le trovi sui telefonini, sui palmari, le puoi estrapolare dai filmati, invadono le superfici abitative, si moltiplicano in internet, il fotografo ha una sola possibilità: scegliere cosa trasmettere agli altri.

– E allora Irving Penn, LaChapelle, Salgado…

– Grandi maestri. Grandissimi. Però di un’arte che ha moltiplicato i propri linguaggi. Al giovane fotografo direi soltanto di percorrerli tutti prima di scegliere. La tecnologia permette di fotografare con la stessa facilità del guardare.

– Sarebbe bello, pensa a quante cose vediamo e non possiamo raccontare per rispettare la legge sulla privacy.

– È un problema da risolvere. Pensa a quando ci saranno anche milioni di telefonini a violare questo concetto di privacy. Vedrai che le cose cambieranno. Sarà impossibile fermare questa rivoluzione. Ci saranno nuove regole.

– E non ti sembra che le immagini fatte con questi nuovi mezzi siano brutte, poco incise… Forse stiamo arrivando a un nuovo canone estetico?

– Si creeranno più canoni, indipendenti tra loro. E al tempo stesso i confini si confonderanno. Dall’istante in cui l’immagine verrà scattata alla sua fine o alla celebrazione in una mostra passeranno pochi secondi. Come non cambiare anche i nostri metri di giudizio?

– Ma si guadagnerà con questa attività?

– Forse sì. Dipende dalla capacità di avvicinarsi al visibile e al raccontabile con un progetto. E dall’esito di una battaglia sul diritto d’autore ai tempi dell’infinita riproduzione digitale, di internet, dell’istantantaneità degli scambi.

– Hai ragione, pensa che io sarei per abolire il concetto di copyright così come lo intendiamo oggi. Bisogna trovare un nuovo meccanismo per riconoscere agli autori un giusto compenso.

– Sarà una strada lunga. Penso che la direzione sia quella del freeware. I professionisti potranno aiutare gli altri a trarre maggior piacere dal riprendere, condividere e immettere negli spazi delle immagini. Per questo ci sarà un compenso. Naturalmente ci vorranno anni.

– Ma insomma perché pensavi che non sarebbe bastato il telefonino per coprire la mostra del cinema

– Perché nessuno l’aveva mai fatto. Ma ora non si torna indietro.